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Che fine ha fatto lo spreco alimentare?

Che fine ha fatto lo spreco alimentare?
NELL’ULTIMO NUMERO DI SALA&CUCINA MAGAZINE, BENHUR TONDINI TITOLARE DI QUESTA AZIENDA E PRESIDENTE DI EDIZIONI CATERING, PARLA DI SPRECO ALIMENTARE

C’è un dato che non è ancora stato attentamente codificato tra quelli generati dalla pandemia: a quanto ammonta lo spreco alimentare di questo periodo pandemico. Un dato di cui sappiamo ancora poco. I carrelli stracolmi di spesa dei supermercati ne sono un piccolo esempio perché quando si acquista in fretta, con la paura di non trovare più la merce, si commettono degli errori di valutazione e le scadenze diventano la condanna di tonnellate di cibo.
Che fine ha fatto lo spreco alimentare?
I nostri magazzini, impossibilitati a lavorare perché la ristorazione aveva chiuso, che, nel primo lockdown, erano pieni di alimenti freschi come carne, pesce, verdure, latticini; tonnellate di cibo che noi distributori abbiamo regalato per azioni solidali ma in tanti casi è andato perduto.

E le tematiche sul miglioramento dell’ambiente, sulla necessità di contenere gli sprechi che, fino a prima della pandemia, stavano faticosamente facendo breccia sull’opinione pubblica, sono passate in secondo o terzo grado rispetto ai temi della salute.

Porre rimedio allo spreco è un atto di civiltà, si scrive da più parti ma quando si legge che, in Europa, il 30% del cibo viene gettato e, nel mondo, lo spreco alimentare rappresenta circa il 30% dell’utilizzo dell’acqua sulla Terra e, nell’ambito della produzione, vale circa 600 miliardi di euro nel mondo (un milione e duecentomila miliardi in vecchie lire) qualche dubbio sull’intelligenza di noi umani viene.

Per chi, come noi distributori, il cibo è un valore della vita piange il cuore nel leggere queste notizie. Noi che stiamo attenti ad acquistare sulla base di rigorosi criteri di distribuzione, senza fare mai nulla di più di quello che il mercato della ristorazione chiede ci sembra lontano anni luce anche solo il pensiero di fare scorte inutili, di consumare ciò che abbiamo comprato e pagato. E, come noi, gli stessi ristoratori che hanno cambiato, in questi anni, il modo di cucinare, con porzioni adeguate, con l’impiattamento al posto della teglia o della zuppiera, con un’attenzione agli acquisti che, sempre di più, predilige la qualità.
Forse mangiare fuori casa contribuirà alla riduzione degli sprechi, forse le modalità di servizio che caratterizzano alcuni prodotti dell’industria alimentare, porzionati e facili da eseguire, diventeranno una soluzione. Di certo c’è che non possiamo più continuare nella direzione che avevamo preso prima della pandemia e non possiamo non considerare strategico sviluppare, all’interno della Next Generation UE, il tema dello spreco alimentare; perché è un tema che non riguarda solo il gettare cibo, riguarda l’ambiente in cui vivremo, coinvolge un’agricoltura che dovrà perseguire nuovi metodi di allevamento e coltivazione secondo una strategia che molti agricoltori hanno già cominciato a percorrere, vede i temi della salute diventare centrali perché se si mangia bene e in modo regolare l’obesità diventerà solo un brutto ricordo.

La civiltà dobbiamo tornare, tutti, a considerarla davvero un valore fondamentale!

Benhur Tondini

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